di Redazione
È in corso, presso la Biblioteca di San Giorgio in Poggiale a Bologna, l’evento conclusivo delle Case delle Tecnologie Emergenti (CTE), un momento di confronto e di sintesi che vede coinvolti i referenti dei tredici centri attivi sul territorio nazionale, referenti istituzionali e partner di progetto.
Le Case delle Tecnologie Emergenti sono state avviate nel 2019 sotto l’impulso del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con l’obiettivo di stimolare la ricerca e la sperimentazione tecnologica a livello locale, favorendo il trasferimento verso le PMI e le startup. In questo progetto, la FUB ha svolto il coordinamento tecnico-scientifico, promuovendo lo sviluppo di soluzioni basate su 5G, intelligenza artificiale, cloud, blockchain, IoT e tecnologie quantistiche.
La prima giornata, mercoledì 17 settembre, si è aperta con i saluti istituzionali e un inquadramento dei risultati e delle strategie maturati in questi sei anni con il supporto dei finanziamenti ministeriali. Nella sessione inaugurale è stato ripercorso il contributo delle CTE alla diffusione delle tecnologie emergenti e alle sperimentazioni realizzate nei diversi contesti territoriali.
A seguire, il primo panel ha offerto l’occasione per discutere di nuove forme di cooperazione tra l’ANCI e i comuni capofila delle CTE, con la presentazione di una proposta di protocollo d’intesa. Un momento centrale dell’incontro è stato rappresentato dal secondo panel, dedicato ai modelli di sostenibilità e allo scambio di esperienze, che ha ospitato l’intervento del viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini, mettendo in evidenza la questione della continuità delle iniziative oltre il ciclo di finanziamento. Nel corso della sessione sono stati illustrati i risultati delle attività di monitoraggio e valutazione, con la presentazione di esperienze già orientate verso la prosecuzione autonoma dei progetti e la condivisione di un impact report. Il dibattito con la platea ha confermato l’importanza di individuare strumenti di governance e di consolidamento capaci di rendere le CTE punti di riferimento stabili nelle rispettive realtà territoriali.
Il programma è poi proseguito con presentazioni di use case sviluppati dai partner, aggiornamenti sulle attività di promozione e tavoli di lavoro tematici paralleli incentrati su industrie culturali e creative, smart city, mobilità intelligente, tecnologie quantistiche e industria 4.0.
Nel corso dell’evento, la Fondazione Ugo Bordoni ha presentato una sintesi dei risultati conseguiti dal “Programma di supporto alle tecnologie emergenti 5G”, che ha reso possibile l’attivazione degli hub distribuiti in dodici regioni. Il ricercatore FUB Andrea Petroni – coadiuvato dal Responsabile dell’Area Telecomunicazioni dell’Ente, Luca Rea – ha spiegato come le CTE abbiano lavorato in stretta collaborazione con università, enti di ricerca e centri di competenza, sviluppando progettualità coerenti con le vocazioni dei diversi territori.
L’attività complessiva ha prodotto 375 use case e oltre 140 sperimentazioni, spaziando da ambiti consolidati come industria 4.0, smart city e mobilità intelligente, fino a settori emergenti quali tecnologie quantistiche, intelligenza artificiale, robotica e digital twin. La varietà dei progetti ha permesso di testare soluzioni di frontiera, come sistemi di monitoraggio ambientale basati su droni, applicazioni di realtà aumentata per la valorizzazione dei beni culturali e piattaforme di blockchain per la gestione sicura dei dati.
Presentazione FUB: particolare su use case e sperimentazioni svolte nell’ambito del progetto CTE
Il programma ha inoltre favorito la creazione di infrastrutture e laboratori di ricerca, consentendo la sperimentazione in contesti reali e la validazione scientifica dei prototipi. Questi risultati vanno inquadrati anche alla luce dell’impatto ottenuto in termini di formazione e diffusione della conoscenza: 189 percorsi didattici, oltre 650 eventi organizzati e il coinvolgimento diretto di più di 30 università e centri di ricerca.
Dal punto di vista metodologico, la FUB ha messo in luce il valore dell’approccio “use case oriented”, che ha permesso di legare la ricerca sperimentale a casi concreti e trasferibili al sistema produttivo. La creazione di cluster tematici nazionali – quantum technologies, industria 4.0 e smart mobility – è stata indicata come prospettiva evolutiva per ampliare le sinergie tra le CTE e garantire la continuità dei percorsi scientifici avviati.
L’esperienza, premiata a livello istituzionale con il premio “PA Aumentata 2025”, rappresenta un modello di riferimento per la costruzione di presidi di innovazione capaci di connettere ricerca, imprese e pubbliche amministrazioni.
La prima giornata dell’evento “The Bologna Gathering 2025” si è conclusa sottolineando la necessità di proseguire nel rafforzamento della collaborazione tra CTE e Centri di Competenza, con l’obiettivo di costituire presidi tematici a rilevanza nazionale nei settori più strategici per l’innovazione del Paese.
La seconda giornata dell’iniziativa, giovedì 18 settembre, vede la presenza di 20 startup selezionate nel network delle CTE che esporranno agli investitori nazionali e internazionali presenti i prodotti e i servizi realizzati in diversi ambiti di ricerca, grazie al supporto fornito negli anni dai centri attivati.